Domande entro il 30 giugno 2021. Contributo a fondo perduto pari al 60% delle spese.
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Domande entro il 30 giugno 2021. Contributo a fondo perduto pari al 60% delle spese.
More…Domande entro il 30 giugno 2021. Contributo a fondo perduto pari al 60% delle spese.
More…Domande entro il 30 settembre 2021. Contributo a fondo perduto pari al 60% delle spese.
More…Dal GAL 2 Milioni di Euro per le sfide che attendono l’appennino.
More…Domande fino all’11 maggio. Finanziamento agevolato fino al 100% del valore del progetto.
More…Domande dal 01 giugno 2021. Contributo a fondo perduto fino al 100% delle spese fino a 10.000 euro.
More…Da maggio sarà possibile, su base volontaria di aziende e lavoratori, somministrare i vaccini sul luogo di lavoro. Questo il punto focale del Protocollo di aggiornamento delle misure anti-Covid negli ambienti di lavoro, che aggiorna i precedenti accordi su salute e sicurezza tra governo e parti sociali.
Il Protocollo supera la vaccinazione per fasce di età e, potenzialmente, riguarda tutti i lavoratori perché coinvolge la forza lavoro a prescindere dalla tipologia contrattuale. L’adesione sarà volontaria, come detto, ma di certo c’è che viene esclusa – come prevede già l’ultimo decreto legge emergenziale – la responsabilità penale degli operatori sanitari che, materialmente, saranno impegnati a somministrare il vaccino.
Si tratta, nella fattispecie, dei medici aziendali. La fornitura dei vaccini sarà a carico dei Servizi sanitari regionali, così come i dispositivi per la somministrazione e gli strumenti formativi e di registrazione delle vaccinazioni previsti. I costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali, inclusi i costi per la somministrazione, saranno invece a carico del datore di lavoro. Infine, Se la vaccinazione verrà eseguita in orario di lavoro, il tempo necessario è equiparato all’orario di lavoro stesso.
Il Protocollo, infine, ribadisce la raccomandazione alle aziende private di utilizzare al massimo, ove possibile, lo smart working. Sottolineata anche la questione di riammissione al lavoro dei dipendenti contagiati e guariti. Avverrà “secondo le modalità previste dalla normativa vigente. I lavoratori positivi oltre il 21esimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario”.
Il datore di lavoro non può acquisire, neanche con il consenso del dipendente o tramite il medico competente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali. Ciò non è consentito dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro né dalle disposizioni sull’emergenza sanitaria.
Il consenso del dipendente non può costituire, in questi casi, una condizione di liceità del trattamento dei dati. In base al quadro normativo vigente, invece, il datore di lavoro può acquisire solamente i giudizi di idoneità alla mansione specifica redatti dal medico competente.
È uno dei chiarimenti espressi dal Garante della privacy, che ha risposto ad alcune Faq in merito alle vaccinazioni per Covid dei lavoratori dipendenti. Uno scenario che, nelle ultime settimane, stava iniziando a sollevare diversi dibattiti.
Una questione che ha trovato il punto focale in una domanda ancora più delicata e la cui risposta prevede già diverse scuole di pensiero. Ovvero: può un datore di lavoro, specie se la mansione è più propensa al rischio, obbligare il proprio dipendente a vaccinarsi contro il Covid?
Ecco cosa dice riguardo a questo e ad altro il Garante della privacy.
Il datore di lavoro può chiedere conferma ai propri dipendenti dell’avvenuta vaccinazione?
NO. Il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l‘avvenuta vaccinazione anti Covid-19. Ciò non è consentito dalle disposizioni dell’emergenza e dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo (considerando 43 del Regolamento).
Il datore di lavoro può chiedere al medico competente i nominativi dei dipendenti vaccinati?
NO. Il medico competente non può comunicare al datore di lavoro i nominativi dei dipendenti vaccinati. Solo il medico competente può infatti trattare i dati sanitari dei lavoratori e tra questi, se del caso, le informazioni relative alla vaccinazione, nell’ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell’idoneità alla mansione specifica (artt. 25, 39, comma 5, e 41, comma 4, d.lgs. n. 81/2008).
Il datore di lavoro può invece acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica e le eventuali prescrizioni e/o limitazioni in essi riportati (es. art. 18 comma 1, lett. c), g) e bb) d.lgs. n. 81/2008).
La vaccinazione anti covid-19 dei dipendenti può essere richiesta come condizione per l’accesso ai luoghi di lavoro e per lo svolgimento di determinate mansioni (ad es. in ambito sanitario)?
Nell’attesa di un intervento del legislatore nazionale che, nel quadro della situazione epidemiologica in atto e sulla base delle evidenze scientifiche, valuti se porre la vaccinazione anti Covid-19 come requisito per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni, allo stato, nei casi di esposizione diretta ad “agenti biologici” durante il lavoro, come nel contesto sanitario che comporta livelli di rischio elevati per i lavoratori e per i pazienti, trovano applicazione le “misure speciali di protezione” previste per taluni ambienti lavorativi (art. 279 nell’ambito del Titolo X del d.lgs. n. 81/2008).
In tale quadro solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario nazionale/locale e lo specifico contesto lavorativo e nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie anche in merito all’efficacia e all’affidabilità medico-scientifica del vaccino, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti e, se del caso, tenerne conto in sede di valutazione dell’idoneità alla mansione specifica.
Il datore di lavoro dovrà invece limitarsi ad attuare le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità alla mansione cui è adibito il lavoratore (art. 279, 41 e 42 del d.lgs. n.81/2008).
E’ stato approvato oggi dalla Giunta Regionale il progetto di legge che vede lo stanziamento di 9,7 milioni di ristori per i settori più compiti dalla pandemia: per turismo, cultura, terzo settore, ristorazione senza somministrazione (quale, ad esempio, quella su treni, navi e attività di catering).
More…L’ultimo Decreto Legge Covid (DL 30/2021) all’articolo 2 detta le nuove regole in materia di congedi per genitori, bonus baby-sitting e smart working fino al 30 giugno 2021, preannunciando peraltro la proroga del blocco licenziamenti già ventilata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. Proroga che, con ogni probabilità, arriverà dunque almeno fino al 30 giugno (la scadenza attuale è il 31 marzo).
More…Il DPCM firmato dal Presidente Draghi il 2 marzo scorso e in vigore dal 6 marzo al 6 aprile 2021 conferma, fino al 27 marzo, il divieto già in vigore, di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, con l’eccezione degli spostamenti dovuti a motivi di lavoro, salute o necessità.
More…Da oggi 1° marzo 2021 i cittadini possono accedere ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate utilizzando una delle tre modalità di autenticazione – SPID, CIE o CNS – riconosciute per accedere ai servizi online di tutte le Pubbliche amministrazioni.
More…Ci impegnamo a garantire un ventaglio completo di servizi e professionalità atte al miglioramento costante delle capacità aziendali.
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